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Analisi della storica ondata di caldo verificatasi sulla pianura Veneta, sull’Emilia orientale e l’alta Romagna tra il 13 e il 23 luglio 2007

Il 2007 sarà ricordato, con poche incertezze ormai al riguardo, come l’anno più caldo di sempre sull’emisfero boreale, superando anche il 1998, il capofila di questa classifica del riscaldamento globale. I dati giss della NASA non hanno dubbi al riguardo, i primi 6 mesi del 2007 sono nel complesso quelli che mostrano lo scarto positivo (indicato sotto in gradi) maggiore rispetto alle medie degli ultimi 130 anni:
Gennaio: +1,65°
Febbraio: +1,24°
Marzo: +1,15°
Aprile: +1,33°
Maggio: +0,81°
Giugno: +0,78°
Naturalmente questi dati che hanno una valenza ‘‘mondiale’’ sono il riassunto dei cambiamenti climatici che si stanno verificando gradualmente e dal momento senza soluzione di continuità, in quasi ogni angolo della Terra, con poche eccezioni.
Tra queste eccezioni non fa parte di certo la penisola italiana ed il bacino del Mediterraneo che hanno sperimentato nel trascorso mese di giugno e luglio soprattutto, dei picchi di calore, che mai con questa insistenza e ripetitività, si erano manifestati nel recente passato.
Non sarà scopo di questa analisi tuttavia, indagare sulle cause che definiscono l’inarrestabile processo chiamato riscaldamento globale, cause che peraltro sono ancor oggi dibattute tra coloro che sostengono che l’uomo abbia una responsabilità attiva in questa crescita termica, e chi invece crede che il tutto possa spiegarsi con un ciclico aumento dell’attività solare.
Al contrario sarà invece compito in questo studio focalizzarci su un singolo ma significativo episodio accuratamente monitorato su microscala, ovvero l’onda di calore che ha investito il NE italiano tra il 13 e il 23 luglio 2007, con valori di temperatura eccezionalmente alti registrati i parte della pianura veneta e di quella emiliano–romagnola. Un’indagine meticolosa resa possibile dalla grande quantità di dati cui possiamo attingere da questa zona: ben 127 stazioni meteorologiche sommando la rete dell’ARPAV, dell’ARPAemr e la rete amatoriale Meteoveneto.
In tabelle divise per province verranno elencati in modo sequenziale i valori termici che si sono registrati in queste zone in tale fase, cercando precedentemente di chiarire lo sviluppo delle condizioni meteo-climatiche determinanti per il raggiungimento di temperature così alte.
In ultima battuta ed in modo sintetico indicheremo anche le stazioni che a livello nazionale hanno registrato il record storico di temperatura in questa finora sorprendente estate.

Introduzione

La caratteristica saliente delle onde di calore che hanno colpito buona parte del continente europeo negli ultimi 6-8 anni è stata la durata, sicuramente maggiore sia in termini temporali, e la persistenza prolungata su valori termici più elevati rispetto al passato. Estremo e massimo esempio in questo senso, è senza alcun dubbio l’estate del 2003 che si è caratterizzata sull’intera Europa centro-occidentale per la sua calda e ininterrotta durata e per i record battuti su Francia, Germania, Regno Unito ed Italia.
L’estate che resterà per sempre scolpita in modo indelebile nella mente dei cittadini europei, per aver sconvolto le abitudini in località che mai avevano raggiunto i +40° nella storia climatica recente, mettendo a nudo in più parti una vulnerabilità dovuta ad una sostanziale impreparazione ad affrontare un episodio di tale eccezionale portata (pensiamo alle decine di migliaia di anziani morti in Francia in quell’anno).
Tralasciando il 2003 altre importanti onde di calore da ricordare per l’intensità, almeno nell’ordine delle 3 settimane, nel settentrione italiano, si sono verificate nel giugno 2002, nel giugno 2005 e nel luglio 2006.
L’attuale estate in corso, considerata termicamente ‘‘normale’’ qui nel nord Italia fin quasi la prima metà di luglio (nonostante le premesse di un inverno e una primavera anch’esse insolitamente calde); ha segnato un brusco repentino cambio di rotta proprio a partire dal giorno 13 di questo mese, con una graduale ed inarrestabile salita della colonnina di mercurio che ha sfiorato quota +40° tra il giorno 19 e 20 sulla pianura veneta, mentre su quella emiliano-romagnola questo valore è stato superato.
Analizzeremo ora quali sono state le cause di questa eccezionale e sotto certi versi inaspettata parentesi termica.

Genesi ed analisi dell'onda di calore

Si diceva come fino al 13 luglio l’estate 2007 sul territorio italiano, eccetto la straordinaria breve parentesi che ha colpito il meridione nell’ultima decade di giugno, sulla quale diremo qualcosa in seguito; si fosse contraddistinta fino a quel momento, per una ‘‘normalità’’ sotto il profilo termico ma non su quello pluviometrico, soprattutto sul Veneto centrale e meridionale.
L’inizio del mese di luglio ha portato valori più bassi rispetto alle medie di riferimento, con frequenti irruzioni in quota di aria fresca, ed instabile, di origine Atlantica.
Il giorno 9 tra Veneto e Lombardia si assistono a violenti temporali ed anche a fenomeni tornadici di notevole violenza, in particolare su mantovano e bellunese con danni che risultano ingenti seppur localizzati.
Guardando la mappa BOLAM prevista quel giorno, ben si apprezza alla quota di circa 3000 m, la velocità delle correnti sudoccidendali che hanno causato tali eventi calamitosi.




Da quest’altra invece che mostra la situazione prevista in quota a oltre 5000 m, quasi in tempo reale, si nota come ancora alle ore 15 del giorno 11 luglio perduri un afflusso perturbato fresco proveniente da NW, in una giornata dove i termometri avrebbero di poco superato i +25° di massima



Su scala europea la situazione barica va però mutando con una certa velocità e tra il 13 ed il 14 luglio, la saccatura fredda che ha investito l’Italia si sposta verso levante incalzata da una rimonta anticiclonica di matrice africana. Inizialmente le nostre regione vengono a trovarsi sul bordo orientale della cupola anticiclonica africana, ove prevalgono naturalmente ancora correnti in quota da WNW che abbassano fortemente i valori igrometrici della colonna d’aria. Fatto che poi risulterà determinante per il raggiungimento di picchi di calore così elevati.
Dalla mappa del giorno 13, alla quota di 300 hpa (9000 m) è ben visibile l’alta pressione di origine subtropicale che dal Sahara occidentale, si spinge molto temporaneamente, lungo un asse S-N, verso l’Europa nord occidentale.




Un posizionamento che risulta però piuttosto effimero, incalzata da correnti polari che discendono fin sul medio Atlantico, e da una depressione d’Islanda che si abbassa progressivamente di latitudine andando ad interessare le isole Britanniche ed aprendo un episodio di prolungato maltempo con persino alluvioni sul lato occidentale della Gran Bretagna.
Il rinforzo e l’estensione di quest’area di bassa pressione continua il giorno 16 quando si trova a coinvolgere una fascia che dalla Spagna settentrionale, passando per l’Inghilterra ed il Benelux, arriva fino alla Scandinavia, apportando pioggie e temperature fresche. Conseguentemente assistiamo al definitivo spostamento della cupola anticiclonica subtropicale dal centro-nord Europa, che riposizionandosi verso latitudini più basse, dirige questa volta i suoi massimi pressori e termici verso l’Europa orientale coinvolgendo in pieno il Centro ed il NE Italiano.
Nelle mappe seguenti ben si vede: il flusso caldo in quota da SW che proveniente dal Marocco attraversa l’Italia centro-settentrionale diretto verso i Balcani, incuneandosi tra il vortice freddo centrato a W dell’Irlanda ed il promontorio di alta pressione stabilizzatosi sull’Europa sud-orientale.







I termometri sulla Valpadana orientale, sul centro Italia e su vaste zone di Germania orientale, Polonia, Ungheria, Croazia e Serbia superano i +35°.

Nei giorni seguenti il vortice britannico continua a pulsare fronti atlantici verso E: tra il 17 ed il 18 l’Europa è tagliata trasversalmente lungo un asse che da Gibilterra passando oltralpe arriva sulla Polonia.
La parte sinistra, di questo asse, è caratterizzata da tempo perturbato, fresco e piovoso; la destra, con l’Italia compresa, vede un crescendo continuo dei valori termici che si avvicinano ormai inesorabilmente ai +40°.



Per l’Italia padana l’acme termico, si verifica tra il giorno 19 ed il giorno 20: quando in quota si presentano geopotenziali ormai vicini a valori di 590 dam capaci di comprimere l’aria calda verso il suolo grazie al fenomeno della subsidenza, mentre nel contempo si verifica un parziale sprofondamento verso S del minimo di pressione britannico, con relativa nuova avvezione verso N di aria subtropicale continentale questa volta direttamente proveniente dal Sahara Algerino



Le temperature sfondano in Emilia orientale e in alta Romagna la fatidica quota di +40° grazie al contributo di aria secca in parte favonizzata dall’Appennino:







Il 21 il flusso caldo subtropicale comincia lentamente a mollare la presa con una flessione media di circa 2° su tutta l’area veneto-emiliano-romagnola. Il giorno 22 e 23, sulle stesse zone, si ha un ulteriore diminuzione media di 2° con l’arrivo di deboli infiltrazioni di aria umida marittima, causate dal centro di bassa pressione che gradatamente dalla Bretagna si porta verso la Danimarca.



Il giorno 24, con un brusco calo termico l’ondata di caldo più intensa per il mese di luglio dell’ultimo quarto di secolo può dirsi ufficialmente conclusa.
Il mese termina nel complesso sul Veneto di circa +1,5° sopra la media di riferimento, sicuramente nel complesso meno caldo del luglio del 2006. Diversamente se ragioniamo sui singoli picchi termici raggiunti nel 2007, questi sono stati su buona parte della pianura centro-meridionale veneta e su quella orientale emiliana e forlivese-ravennate assolutamente superiori.
A pieno titolo possiamo parlare per queste zone di un’ondata di calore storica eccezionale per i valori raggiunti.



Tutti i dati di quest'onda calda


Marco Camera

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